Previdenza Vecchiaia 2020: una votazione decisiva

Previdenza Vecchiaia 2020: una votazione decisiva

 

 

 


 

In gioco, con la votazione sulla «Previdenza vecchiaia 2020», c’è il nostro futuro. Un futuro che ci riguarda tutte e tutti, giovani e meno giovani. La speranza di vita aumenta, mentre l’invecchiamento della società avanza. Affinché la previdenza vecchiaia continui a rispondere alla mutazione sociale, una riforma è necessaria.

Marina Carobbio, Consigliera nazionale e Vicepresidente del PSS, spiega perché la votazione del 24 settembre sia veramente importante:

Il livello delle rendite pensionistiche si sta già abbassando. In assenza di contromisure adeguate, chi andrà in pensione nei prossimi anni sarà in difficoltà poiché avrà delle rendite inferiori a quelle attuali. Molte casse pensione hanno già ridotto i tassi di conversione a cui va sommato l’aumento dei contributi sul secondo pilastro. Va anche evidenziato che le rendite AVS non seguono l’evoluzione del costo della vita. In più nei prossimi 10-15 anni i cosiddetti “baby-boomer” andranno in pensione e questo causerà una difficoltà transitoria per l’AVS  – e sottolineo transitoria – che dovrà rispondere al pensionamento di più persone.

Con la «Previdenza 2020», le donne andranno in pensione a 65 anni: un tasto dolente.

L’aumento dell’età di pensionamento delle donne è sicuramente l’aspetto più negativo della riforma. D’altro canto con questa riforma sono stati introdotti dei miglioramenti a vantaggio soprattutto delle donne. Oggi le rendite pensionistiche delle donne sono troppo basse: in materia di cassa pensione, le rendite delle donne sono del 63% inferiori a quelle degli uomini. Inoltre il 2° pilastro svantaggia chi lavora a tempo parziale, ovvero le donne, in proporzione molte di più a non lavorare a tempo pieno. La riforma introduce dei miglioramenti che andranno proprio a favore dei redditi medio-bassi e di chi lavora a tempo parziale: l’aumento della rendita annua di 840 franchi, rispettivamente fino a 2’700 franchi per le coppie, o ancora una migliore assicurazione del lavoro a tempo parziale per quanto riguarda la previdenza professionale. Globalmente la «Previdenza 2020» comporta un miglioramento per le donne, grazie all’aumento delle rendite AVS e una migliore previdenza professionale per chi non lavora a tempo pieno. Un esempio: chi ha un reddito annuale di 39’000 franchi vedrà il fatto di andare un anno dopo in pensione interamente compensato da questi miglioramenti.

Se la riforma non dovesse passare, quale rischio corriamo?

L’elemento centrale della riforma, al fine di garantire il livello delle rendite, è il rafforzamento dell’AVS, ovvero l’assicurazione sociale più solidale, più equa ed efficace. Infatti . Questo è il punto cruciale della votazione e la ragione dell’opposizione della destra e dei partiti borghesi alla riforma «Previdenza 2020». La destra non vuole un rafforzamento dell’AVS. I suoi piani prevedono di indebolire l’AVS puntando sull’individualizzazione della previdenza vecchiaia, in particolare il terzo pilatro e i profitti che genera. È noto che la destra vuole portare l’età di pensionamento a 67 anni per tutte e tutti. Dire Sì alla «Previdenza 2020» il 24 settembre è dunque fondamentale per rafforzare l’AVS, garantire il livello delle rendite e impedire che la destra possa realizzare i suoi .

 

 

Marina Carobbio, Consigliera nazionale e vicepresidente PSS

 

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Un doppio sì per il futuro delle lavoratrici

Un doppio sì per il futuro delle lavoratrici

 

 


 

Gli anni passano e le cose cambiano: come sappiamo, presto i baby-boomers, i quali hanno permesso a loro tempo un rilancio dell’economia dopo la seconda guerra mondiale, andranno in pensione e questo metterà a dura prova il nostro sistema pensionistico. La problematica è stata discussa largamente alle Camere federali e il prossimo 24 settembre saremo chiamati a esprimerci sulla Legge federale sulla riforma della previdenza per la vecchiaia 2020 e Il finanziamento supplementare dell’AVS mediante l’aumento dell’imposta sul valore aggiunto.

Con questa soluzione, il Consiglio Federale vuole assicurare il finanziamento dell’AVS e mantenere il livello delle rendite. Per superare lo scoglio popolare che ha fermato le riforme degli ultimi 20 anni, la Previdenza 2020 propone da un lato di aumentare le rendite AVS di 70 CHF per tutti i futuri pensionati e dall’altro lato di assicurare una parte maggiore del salario al secondo pilastro (rinforzando quindi gli averi di vecchiaia delle persone con redditi medio-bassi). Inoltre vuole permettere ai disoccupati di oltre 58 anni di rimanere affiliati alla propria Cassa pensione e introdurrà il pensionamento a “tempo parziale” tra 62 e 70 anni.

La riforma verrà finanziata tramite un aumento dell’IVA dello 0,3% dal 2021, dall’abbassamento del tasso di conversione del secondo pilastro dello 0,8% e dall’aumento dell’età di pensionamento per le lavoratrici a 65 anni. Quest’ultimo è un rovescio della medaglia pesante per le donne, quando si considerano le numerose ineguaglianze alle quali esse vengono confrontate ogni giorno. Tuttavia i correttivi della riforma compensano questo aspetto per le donne con redditi medio-bassi, che opteranno per il pensionamento a 64 anni.

Va detto chiaramente che rifiutare la riforma in votazione non servirebbe a favorire le pari opportunità. Se la riforma non dovesse passare, la prima misura di risparmio che la destra potrebbe proporre in Parlamento sarebbe l’innalzamento dell’età di pensionamento delle donne, senza nessuna misura compensativa. Inoltre, visto che una riforma è necessaria, verrebbero rispolverate le numerose proposte bocciate in precedenza, per esempio quella che elimina il carovita per i pensionati attuali, i quali hanno quindi interesse ad accettare la riforma pur non percependo i 70 fr mensili in più, o altre soluzioni che favorirebbero la previdenza individuale e che fanno gola agli assicuratori privati.

Quale madre lavoratrice al 50%, mi spiace che venga richiesto un ulteriore sacrificio alle donne, quando il nostro Paese non brilla certo per parità salariale e considerazione del lavoro femminile. Ma apprezzo il fatto che le lavoratrici a tempo parziale con salari bassi sono le grandi beneficiarie della Previdenza vecchiaia 2020: infatti, una salariata con un reddito di 35’000 Fr riceverà ca. 300 franchi in più di rendita dal primo e secondo pilastro, di cui la metà sarà finanziata dal datore di lavoro. La riforma permette quindi di riconoscere meglio il tempo parziale, una realtà professionale spesso inevitabile per conciliare lavoro e famiglia. La riforma porta inoltre per i prossimi 15 anni una sicurezza finanziaria, che giocherà sicuramente un ruolo importante per tutelare le rendite di più generazioni. Si tratta del primo aumento in termini reali dell’AVS e delle pensioni da oltre 40 anni. La Previdenza vecchiaia 2020 è un aiuto supplementare per i redditi medio-bassi e un buon punto di partenza per le prossime riforme. Dico quindi due volte sì!!

Lorena Gianolli, sindacalista VPOD Ticino

 

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Sì a un sistema pensionistico di qualità

Sì a un sistema pensionistico di qualità

 

 


 

Sono indubbi i vantaggi del progetto Previdenza 2020, riforma su cui andremo a votare il 24 settembre prossimo con due oggetti formalmente separati, ma facenti parte del medesimo pacchetto: aumento delle rendite AVS di 840 franchi all’anno per i singoli e di 2.700 franchi per le coppie, aumento del salario assicurato al secondo pilastro tramite la riduzione della quota non assicurata e finanziamento supplementare dell’AVS con un piccolo aumento dell’IVA. Una riforma che dunque rafforza il primo pilastro, l’AVS, dopo molti anni di immobilismo, che favorisce i lavoratori con salari medio-bassi e quelli che lavorano a tempo parziale, quindi in primis le donne: una riforma da sostenere con due chiari sì.

La riforma, frutto di un compromesso, purtroppo prevede anche l’aumento dell’età di pensionamento delle donne da 64 a 65 anni e la riduzione del tasso di conversione del secondo pilastro. Ma se guardata nel suo insieme è complessivamente un passo avanti nella rivisitazione del nostro sistema pensionistico, che deve man mano adeguarsi ai cambiamenti sociali (invecchiamento della popolazione, rapporto che cambia tra persone attive e pensionati), senza però ridurre le prestazioni.

Tutte le potenziali alternative sono decisamente peggiori. Lo è l’immobilismo, perché una riforma come questa rinviata nel tempo non farebbe che portare acqua al mulino di chi vuole ridurre in maniera significativa le rendite, prima di tutto aumentando l’età pensionabile per tutti a 67 anni. Lo sono pure le «migliori» soluzioni millantate da alcuni, che in realtà o sono poco realistiche o, peggio, tendono a favorire una parte della popolazione a discapito di tutti gli altri.

La campagna dei contrari si sta concentrando sui giovani, cercando di far passare il messaggio secondo cui saranno loro a pagare lo scotto del mantenimento delle prestazioni per i pensionati. Un argomento fallace, perché se non sarà il sistema pensionistico ad occuparsi di chi ha lavorato una vita e ha giustamente lasciato il suo posto di lavoro ad altri, in qualche modo lo dovrà comunque fare la società attraverso altre prestazioni sociali pagate dai contribuenti.

Mantenere buone prestazioni pensionistiche per chi andrà in pensione tra non molto e per chi ci andrà più in là nel tempo è una sfida sociale importante, che merita attenzione e riforme equilibrate ogni 10-15 anni. Previdenza 2020 è riuscita a superare molte difficoltà, cercando di allargare il consenso per quanto possibile, ma ora ha bisogno del doppio sì popolare per divenire realtà (un sì e un no farebbero cadere il pacchetto). È una riforma che non risolve tutti i problemi, ma che permette di gestire nei prossimi anni il sistema pensionistico con tranquillità e che garantisce prestazioni adeguate agli standard svizzeri. Non sprechiamo quest’occasione e votiamo convinti per questo progetto al tempo stesso coraggioso e realistico.

Articolo pubblicato il 30 agosto sul Corriere del Ticino

Manuele Bertoli, Consigliere di Stato

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Comitato interpartitico: “Due SÌ a Previdenza 2020 – una riforma giusta e sicura

Comitato interpartitico: “Due SÌ a Previdenza 2020 – una riforma giusta e sicura”

 

 


 

Il 24 settembre popolo e Cantoni sono chiamati ad approvare la riforma “Previdenza 2020”, destinata ad assicurare in modo equilibrato la solidità e il finanziamento del sistema pensionistico svizzero, tanto nel Primo pilastro (AVS) quanto nel Secondo (casse pensione).

A sostegno di questa importante riforma si è costituito un Comitato interpartitico ticinese del quale fanno parte i Consiglieri nazionali Marina Carobbio-Guscetti, Roberta Pantani, Lorenzo Quadri, Fabio Regazzi e Marco Romano, il Consigliere agli Stati Filippo Lombardi ed i politici Attilio Bignasca (Lega), Moreno Colombo (PLR), Fiorenzo Dadò (PPD) ed Igor Righini (PS).

Il Comitato sottolinea come questa riforma sia urgente: in vent’anni tutti i progetti sono falliti ma intanto l’età media della popolazione aumenta e l’AVS, che da tre anni presenta cifre rosse, si trova confrontata con la necessità di affrontare l’arrivo al pensionamento della generazione dei babyboomer Le casse pensioni dal canto loro – a causa dei bassi rendimenti dei capitali – non possono più garantire a lungo termine le rendite ai loro assicurati.

“Previdenza 2020” è un compromesso equilibrato di numerose misure, trovato in parlamento con una corretta simmetria dei sacrifici.

“Previdenza 2020” è una riforma giusta perché compensa il calo di rendimento del Secondo pilastro (tasso di conversione dal 6,8 al 6%) con l’aumento di 70 franchi mensili delle rendite AVS e con l’aumento delle rendite per coppie, e perché compensa la parificazione dell’età pensionistica uomo-donna con una maggiore flessibilità sull’età effettiva di pensionamento.

“Previdenza 2020” garantisce la sicurezza del finanziamento delle pensioni fino al 2030 grazie ad un leggero aumento dell’IVA (dal 2018 lo 0,3% che oggi serve a finanziare l’Assicurazione invalidità passerà a favore dell’AVS mentre dal 2021 vi si aggiungerà un altro 0,3%) e ad un modesto aumento dei prelevamenti sui salari e gli stipendi (0,3%, metà a carico dei dipendenti e metà a carico dei datori di lavoro).

Per questi motivi il Comitato interpartitico “Previdenza 2020 – giusta e sicura” invita i cittadini ad esprimere un convinto “SÌ” ai due oggetti in votazione il prossimo 24 settemb

Attilio Bignasca – Marina Carobbio-Guscetti – Moreno Colombo – Fiorenzo Dadò – Filippo Lombardi – Roberta Pantani – Lorenzo Quadri – Fabio Regazzi – Igor Righini – Marco Romano

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PV 2020 una riforma sostenibile per il prossimo decennio

PV 2020 una riforma sostenibile per il prossimo decennio

 

 


 

L’argomento dei contrari alla riforma Previdenza Vecchiaia 2020 (PV2020) sulla quale voteremo in settembre è la presunta non garanzia della previdenza per le future generazioni di pensionati che oggi hanno tra i 20 e i 50 anni. Argomento che si basa su una previsione di medio lungo termine.

Ma di previsioni sbagliate ne abbiamo viste molte, dal Peak oil del Club of Rome degli anni 70, agli effetti della libera circolazione che prevedeva 10mila invece degli 80mila immigrati per anno, al fabbisogno di letti in case per anziani degli anni 90 mai lontanamente raggiunti, oppure l’imminente carenza di energia elettrica in auge una decina d’anni fa per giustificare nuove centrali nucleari nel frattempo cestinate.

Proprio anche nelle previsioni sul futuro della nostra previdenza si è toppato, infatti nel 1996 uno studio della Confederazione (IDA FiSo) prevedeva che l’AVS fosse in perdita già dal 2005 e che per mantenere il livello delle prestazioni sociali (AVS, disoccupazione, invalidità) ci volesse un aumento dell’8% dell’IVA entro il 2010 !!

Nel dibattito sulla PV2020, oltre all’ideologia, ci si confronta con cifre e scenari sul futuro della previdenza, scenari a volte catastrofistici, come quello di uno studio dell’UBS che prevede per la Confederazione 1000 miliardi di sottocopertura nell’AVS. Sappiamo che le banche hanno evidenti interessi nel settore pensionistico, la gestione dei 1000 miliardi di capitali delle casse pensioni da parte di banche, fiduciari, ecc. costa 3.5 miliardi, mentre la gestione delle Casse pensioni costa 900 milioni all’anno. Chiaramente per banche e assicurazioni, che gestiscono anche altri 100miliardi di terzo pilastro, un’AVS più forte non rientra nei loro obiettivi.

Con tutto il rispetto per chi oggi gestisce UBS, ricordo che non hanno sempre dimostrato grandi doti previsionali e solo grazie ai 66 miliardi di Confederazione e Banca Nazionale che UBS non ha fatto la fine della Lehman Brothers, cioè il fallimento, e questo meno di 10 anni fa.

Chiaramente certi trend ci sono, aumento della speranza di vita, denatalità e pensionamento dei babyboomer; però è anche provato (vedi IDA FiSo) che i tempi di certe previsioni sono sovente sbagliati anche di più di dieci anni, cioè con errori del 100% , e questo perché non si considerano innovazioni, dinamiche sociali o economiche e altre variabili positive. Si proietta linearmente il passato nel futuro, sopravvalutando i trend negativi.

Una riforma fino al 2030

La riforma PV2020 porta diverse correzioni per compensare le tendenze citate, pagheremo tutti un po’ per garantire nel prossimo futuro una previdenza dignitosa per un numero crescente di pensionati.

Con la PV2020 è la prima volta che si agisce contemporaneamente sia sulla LPP che sull’AVS: chiedendo sacrifici a tutti, dalla diminuzione del tasso di conversione LPP, all’aumento dell’IVA e dell’età pensionabile per le donne, che in parte recuperano grazie all’aumento di 70 Fr AVS e che permetterebbe comunque un pensionamento a 64 alle condizioni attuali. Sicuramente non è perfetta, è il risultato di un processo durato diversi anni che ha dovuto considerare molti aspetti tecnici complessi come pure politici. La PV2020 va vista nel suo insieme come un costruttivo passo avanti per garantire il finanziamento della previdenza vecchiaia fino al 2030, per quella data si lavorerà alla prossima revisione sulla base delle nuove situazioni che si svilupperanno nel frattempo.

È una riforma pragmatica che possiamo sostenere con sano ottimismo perché non rischia di destabilizzare il nostro controllato e solido sistema previdenziale.

Non è una farsa

Chi definisce la PV2020 una farsa perché non rispetta i propri credi liberisti, oltre a svilire il linguaggio del dibattito politico, dimentica che il nostro sistema democratico si basa sull’ultima parola al popolo e richiede ai parlamenti di legiferare in modo graduale e misurato, cercando compromessi che facciano maggioranza. Pretendere che la riforma garantisca la previdenza per i prossimi 30 a 50 anni è impossibile e insensato, a queste condizioni non si sarebbe potuto istituire l’AVS nel lontano 1947, né aggiornarla nelle 10 revisioni finora attuate per le regolari e necessarie correzioni, l’ultima nel 1997 mentre quella del 2004 è stata bocciata dal popolo proprio perché non equilibrata.

Neoliberisti che preferirebbero governare per decreti, e magari, privatizzare l’AVS come un’assicurazione sulla vita come ipotizzato nel Libro Bianco per l’economia Svizzera (1995), lasciando il popolo alla finestra.

 

Bruno Storni, Deputato PS in Gran consiglio

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Calcolatore della votazione di Comparis: Accaparrarsi clienti barando

Calcolatore della votazione di Comparis: Accaparrarsi clienti barando

 


 

Nella contesa per la votazione sulla Previdenza 2020 ora ci si mette anche il sito Comparis, con un calcolatore di propria concezione. Lo si trova alla voce di Comparis «3° pilastro». In questo modo Comparis si smaschera da solo: come l’UBS con i suoi «studi» o il VermögensZentrum con le sue pubblicazioni, anche l’obiettivo di Comparis non è altro che quello di parlar male, con questo calcolatore, della riforma Previdenza per la vecchiaia 2020. Affinché siano sempre di più le persone che, prese dalla paura, si rivolgano al settore privato per la loro previdenza di vecchiaia. Nemmeno Comparis ha interesse a un’AVS che goda di finanziamenti solidi. Anzi, Comparis è interessato a molteplici offerte nell’ambito del 3° pilastro, che possono essere confrontate tra di loro e intermediate. Infatti una solida assicurazione nazionale non è interessante per un servizio di comparazione che vive di provvigioni.

In numerosissimi casi il calcolatore della votazione genera un risultato negativo. Esso è consapevolmente pilotato da Comparis, poiché il calcolatore opera con principi di calcolo non equi. Il calcolatore è stato elaborato dall’Istituto di economia finanziaria, di Diritto finanziario e Law and Economics dell’Università di San Gallo. Un centro di ricerca dell’alta finanza privo di competenze in materia di diritto in materia di assicurazioni sociali.

I trucchi del calcolatore possono essere svelati rapidamente:

  • Le rendite AVS, compreso l’aumento di 70 franchi, non vengono adeguate, nel corso del periodo di erogazione, al rincaro e all’andamento dei prezzi. Il calcolatore congela le rendite AVS durante 20 anni. E questo anche benché ci sia un requisito della legge per l’adeguamento delle rendite AVS. Al contrario, il calcolatore fa salire i contributi all’AVS facendo leva sul rialzo dei redditi.
  • Comparis ipotizza un incremento dell’onere correlato all’imposta sul valore aggiunto dello 0,6%. Questo anche se l’IVA, secondo la Previdenza 2020, aumenterà solo a partire dal 2021, passando dall’8 all’8,3%, mentre gli altri 0,3 punti dell’IVA che confluiranno nell’AVS non rappresentano alcun ulteriore onere per la popolazione. Poiché il contributo IVA dello 0,3% all’AI scade a fine 2017, tale somma sarà semplicemente convogliata dall’AI all’AVS. È un errore pensare che, in caso di un no, lo 0,3% di IVA venga trasferito alla popolazione tramite delle riduzioni dei prezzi. Anzi, ad aumentare sarebbero i margini delle aziende.
  • I miglioramenti delle rendite nell’AVS e nella LPP vengono sottoposti a capitalizzazione: ciò vuol dire che sono compensati. Tuttavia solo a fronte di un’aspettativa di vita di 20 anni. Proprio le stesse cerchie che dipingono l’aumento della speranza di vita come una minaccia operano per i loro calcoli con dati sulla speranza di vita che sono obsoleti.
  • Non viene preso in considerazione lo stato civile. Sebbene, in età di pensionamento, il 70% delle persone sia sposato e possa trarre vantaggio da un plafond per i coniugi più consistente.
  • Il calcolatore cela interamente che gli adeguamenti alla previdenza professionale obbligatoria hanno anche degli effetti sugli assicurati con una cassa pensione. Come ad esempio nel settore dell’assicurazione professionale.
  • I risultati del calcolatore per le donne sono totalmente negativi. Tiene infatti conto della rendita AVS venuta meno nel corso di un anno e aggiunge un ulteriore anno di contributi. Le donne, secondo la Previdenza vecchiaia 2020, si fanno di fatto carico di un grande onere di finanziamento. Il fatto che proprio l’Università di San Gallo, che in più si schiera a favore di un incremento dell’età di pensionamento a 70 anni, metta alla berlina le perdite delle rendite è poco attendibile. Se queste persone dovessero esporre i propri piani per un’età di pensionamento a 70 anni utilizzando questo calcolatore delle rendite, otterrebbero delle perdite decisamente più elevate.

Purtroppo la previdenza per la vecchiaia in Svizzera è anche un business. Comparis ha le mani in pasta. Solo con un’AVS forte e finanziata in modo solido possiamo arginare questo giro d’affari. Ecco perché il 24 settembre è indispensabile votare 2 volte SÌ nelle urne alla Previdenza 2020.

Doris Bianchi, segretaria di direzione dell’USS, responsabile per il dossier Previdenza di vecchiaia

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Due Sì per una previdenza vecchiaia equa

Due Sì per una previdenza vecchiaia equa


 

La speranza di vita, negli ultimi 35 anni, è aumentata considerevolmente. Viviamo più a lungo e abbiamo la fortuna di poter vivere una vita attiva dopo il pensionamento. Nel 1981, la speranza di vita per gli uomini era di poco superiore ai 72 anni, mentre era di 79 anni per le donne. Oggi uomini e donne vivono più a lungo visto che la speranza di vita per le donne è di 85.5 anni e per gli uomini è di 81.5.
Viviamo di più e possiamo avere una vita attiva dopo il pensionamento. Questo significa che più persone ricevono più a lungo delle rendite. Una riforma delle pensioni è perciò necessaria, prima che l’AVS rischi di affrontare delle serie difficoltà di finanziamento di cui la destra approfitterebbe per aumentare l’età pensionabile per tutti a 67 anni.
La riforma della Previdenza per la vecchiaia 2020 ha il merito di affrontare questa realtà e di proporre una soluzione equilibrata. Un compromesso percorribile, utile a tutte e tutti noi. Purtroppo la sola alternativa, quella per cui i partiti borghesi e la destra stanno da tempo facendo pressione, è l’innalzamento dell’età pensionabile per tutti a 67 anni come già accaduto altrove in Europa. Le banche, assicurazioni e gli istituti privati che si occupano di gestione della previdenza vecchiaia hanno molto interesse nel vedere questa riforma respinta perché così potranno fare pressione per ottenere i casi più proficui, quelli che generano più profitto. Per questo motivo puntano all’individualizzazione e alla privatizzazione della previdenza vecchiaia: i costi di gestione sono più alti e quindi anche i profitti che possono trarre. La Previdenza 2020 ha il merito di rinforzare l’AVS evitando così una crisi di cui gli istituti privati approfitterebbero. L’AVS è l’assicurazione sociale più solida, più equa e più efficace. Il suo obiettivo non è generare profitti per pochi, ma garantire che tutte e tutti possano vivere dignitosamente la propria pensione.
Un’ulteriore difficoltà affrontata dalla Previdenza 2020 è l’abbassamento dei tassi di conversione delle rendite del secondo pilastro, dovuta alla difficoltà sui mercati di fare rendere i nostri fondi di pensione come nel passato. Questa riforma ha il vantaggio di proporre un pacchetto unico, che comprende AVS e 2° pilastro, affinché il livello delle rendite sia garantito. Se questa riforma non dovesse passare, la strada sarebbe spianata al pensionamento a 67 anni e a una previdenza vecchiaia a due velocità. Evitiamolo, a tutti i costi. La Previdenza 2020 è un buon compromesso e per questo sono necessari due SÌ il prossimo 24 settembre: Sì alla legge e Sì all’aumento di pochissimi punti di IVA per garantire il finanziamento dell’AVS.

 

 

Augusto Canonica, co-presidente regionale PS Locarnese e Valli

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Punto di vista

Punto di vista

 

Già da 70 anni l’AVS, ossia la previdenza statale, rappresenta il pilastro più importante del nostro sistema di previdenza per la vecchiaia. Viene finanziata tramite il cosiddetto principio di ripartizione che permette di far fronte alle turbolenze dei mercati finanziari. Grazie agli aumenti dei salari e della produttività, l’AVS viene finanziata da 40 anni in modo stabile con le stesse aliquote prelevate sui salari. Dato che ora la generazione del baby-boom giunge all’età di pensionamento, si rende necessario un finanziamento aggiuntivo.

La previdenza professionale è molto più dipendente dai mercati finanziari e deve lottare da anni con le conseguenze dei bassi tassi di interesse. In seguito a questo fatto e all’aumento della speranza di vita, il tasso di conversione delle rendite della previdenza professionale obbligatoria dovrà venir ridotto. Le casse pensioni hanno già ridotto da tempo il tasso di conversione per la parte non obbligatoria, ossia gli averi accumulati con le quote salariali che superano 84’000 franchi all’anno.

Dopo il fallimento di vari tentativi di riforma precedenti, il governo ha deciso di presentare una revisione globale del sistema previdenziale. Gli obbiettivi di questa riforma erano di mantenere il livello delle rendite, garantire il sistema previdenziale e rendere più flessibile l’età di pensionamento. Questi obbiettivi sono stati raggiunti e con un sistema di finanziamento sopportabile. Questo compromesso è frutto di ampie battaglie, in cui tutte le parti hanno dovuto fare delle concessioni, ma hanno anche potuto salvaguardare i punti essenziali.

Finanziamento dell’AVS assicurato 

Tramite un finanziamento supplementare moderato, il futuro dell’AVS è garantito almeno fino al 2030. Come finora, la Confederazione si assumerà una partecipazione pari al 19,55%. Nel contempo, uno 0,3% dell’Imposta sul valore aggiunto, impiegato fino alla fine del 2017 per risanare l’Assicurazione invalidità (AI), verrà attribuito all’AVS. Dal 2021, l’Imposta sul valore aggiunto sarà aumentata dello 0,3%, salendo a quota 8,3%. Ciò è sopportabile, se pensiamo che un acquisto in Svizzera del valore di 100 franchi, sarà maggiorato di appena 30 centesimi.

Un contributo non indifferente dovrà essere fornito anche dalle donne. L’età di pensionamento delle donne salirà infatti gradualmente a 65 anni. Inoltre l’età effettiva di pensionamento (chiamata in futuro età di riferimento) diventerà per tutti più flessibile, dato che viene introdotta la possibilità di andare in pensione tra i 62 e i 70 anni –  e anche in modo graduale.

Primo aumento delle rendite AVS da 20 anni

La riduzione del tasso di conversione degli averi accumulati nella previdenza professionale comporterà un abbassamento delle rendite del 10%. Per mantenere il loro livello, i premi saranno leggermente aumentati e sarà assicurata una parte più grande del salario. Nel contempo, i nuovi beneficiari di rendite AVS riceveranno un supplemento di 840 franchi all’anno. Le rendite per coppie corrisponderanno in futuro al 155% della rendita massima, ossia fino a 2720 franchi all’anno in più. Questo miglioramento delle rendite sarà finanziato con un aumento dei premi dello 0,15% sia per i datori di lavoro che i dipendenti ed è quindi coperto fino al 2040.

Donne meglio assicurate 

Le donne dovranno sopportare l’aumento dell’età di pensionamento, ma potranno a loro volta approfittare di questa riforma. L’aumento delle rendite AVS costituisce un vero miglioramento della situazione per le circa 500’000 donne che vivono solo grazie a queste rendite. Il pensionamento anticipato comporterà solo piccole riduzioni delle rendite, il che significa che le donne ne usciranno meglio. Un altro aspetto molto importante è che il lavoro a tempo parziale viene meglio assicurato a livello di previdenza professionale.

Soluzione favorevole per le generazioni 

Contrariamente alla proposta presentata dagli oppositori, questa riforma è molto più giusta per le varie generazioni. Il sistema previdenziale garantisce materialmente la vecchiaia e la nuova generazione non deve sostenere finanziariamente i propri genitori. Il maggior carico finanziario è moderato. Le deduzioni supplementari sul salario per l’AVS sono minime e anche i premi per la previdenza professionale vengono aumentati solo leggermente. I giovani devono inoltre essere contenti dell’adeguamento del tasso di conversione, dato che ora si assiste nella previdenza professionale ad una ridistribuzione pari a 1,3 miliardi di franchi all’anno dai giovani agli anziani – e questo benché non sia nemmeno previsto. E, per concludere, in che modo la nuova generazione potrebbe conciliare lavoro e famiglia, se non avesse il sostegno di nonni e nonne.

Per questi motivi Previdenza per la vecchiaia 2020 è un pacchetto equilibrato che merita il nostro sostegno.

 

Barbara Gysi, Consigliera nazionale PS San Gallo

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Una riforma necessaria

Una riforma necessaria

Nessuna legge è fatta per l’eternità. L’AVS ha già visto tante revisioni. L’ultima, la decima, è stata accettata dal popolo nel 1995. Due altre proposte non equilibrate non sono andate in porto nel 2004 e nel 2010. Ora il Parlamento propone finalmente una nuova revisione accettabile per una maggioranza della popolazione.

Si tratta di un compromesso che intende mantenere il livello delle rendite e assicurarne il finanziamento fino al 2030. Non sarà dunque l’ultima revisione. Tuttavia la sua accettazione da parte del popolo rappresenta un passo importante, poiché di fronte alle nuove grandi sfide il finanziamento della previdenza per la vecchiaia dev’essere adattato.

Il previsto moderato aumento delle rendite AVS compensa le perdite che i pensionati devono accettare con la riduzione delle rendite della cassa pensione. Soprattutto per i meno abbienti questo è importante. Un no alle urne peggiora la situazione finanziaria soprattutto dell’AVS.

Le alternative sono l’aumento dell’età di pensionamento per tutti a 67 anni e riduzioni delle rendite senza compensazione. È proprio questo che non vogliamo. Siamo orgogliosi e grati che la Svizzera nella vecchiaia garantisca a tutti, anche ai più poveri, una minima sicurezza finanziaria, indipendenza e dignità. Affinché rimanga così anche in futuro il 24 settembre votiamo due volte sì.

 

Silva Semadeni, Consigliere nazionale PS Canton Grigioni

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Una larga alleanza per garantire le nostre pensioni

Una larga alleanza per garantire le nostre pensioni

Comunicato stampa dei tre Comitati a favore di un doppio SÌ alla Previdenza vecchiaia 2020

Berna, 18 agosto 2017

Venerdì i tre comitati nazionali favorevoli a un doppio SÌ alla riforma delle pensioni si sono presentati alla stampa. Il messaggio trasmesso dai rappresentati di partiti di destra e di sinistra (PPD, PBD, PEV, PS e I Verdi), così come di datori di lavoro e dell’Unione sindacale svizzera (USS) è chiaro: dopo 20 di blocchi, la riforma delle pensioni è un compromesso equilibrato e assolutamente necessario. La riforma garantisce le pensioni e il livello delle rendite. Convinti della sua necessità, i comitati s’impegnano perciò per un doppio SÌ alla Previdenza vecchiaia 2020.

Dal punto di vista delle salariate e dei salariati è cruciale che le rendite siano garantite e che l’AVS venga solidamente finanziata, ha dichiarato Paul Rechsteiner, il presidente dell’Unione sindacale svizzera. Affinché tutto ciò possa essere concretizzato, è necessario un finanziamento supplementare dell’AVS, altrimenti si corre il rischio di subire la politica dei deficit, com’è successo per l’AI. Le casse pensioni sono sotto pressione: le garanzie delle rendite del 2° pilastro e l’aumento delle rendite AVS sono perciò necessarie. Le persone che hanno dei redditi medi o modesti ne hanno particolarmente bisogno.

A nome del Comitato borghese, Gerhard Pfister – il presidente del PPD – ha affermato che la riforma della previdenza vecchiaia dev’essere adottata con urgenza a causa dell’andamento demografico e dell’abbassamento dei tassi d’interesse. «Con questa riforma abbiamo trovato un compromesso equilibrato che risponde a queste esigenze e che garantisce il futuro della nostra assicurazione sociale. È importante sia per le generazioni dei pensionati attuali sia per quelle future». In più – ha aggiunto – la riforma è più giusta perché penalizza di meno il matrimonio.

«La Previdenza vecchiaia 2020 è una riforma per i salariati e per chi ha piccoli redditi perché riforma l’AVS. Questa è la ragione per cui il PS la sostiene in modo determinato, così come dimostrato dall’esito del nostro voto generale» ha spiegato Christian Levrat, il presidente del PS, il quale ha pure espresso un avvertimento riguardo al piano «B» della destra, nel caso in cui la riforma dovesse essere respinta: «Il PLR e l’UDC non vogliono annunciare le loro intenzioni e alternative poiché la pillola sarebbe molto amara per la popolazione.  Vogliono la pensione a 67 anni e delle rendite più basse: è da più anni che ci stanno lavorando».

La presidente del Partito evangelico svizzero (PEV), Marianne Streiff, ha ricordato che le rivendicazioni estreme non hanno nessuna chance: «Le proposte di smantellamento sono state tutte rifiutate dal popolo. Solo una riforma equilibrata, che offre qualcosa ad ognuno e che chiede qualcosa a ciascuno, può essere concretizzata. La riforma più cara sarebbe una riforma sbagliata poiché le generazioni future dovrebbero compensare i deficit».

La Federazione delle aziende romande sostiene la riforma, ha affermato il suo vicedirettore Olivier Sandoz: «Garantire il futuro del nostro sistema di previdenza sociale è nell’interesse di tutti. Ecco perché quasi tutte le organizzazioni padronali e economiche romande sostengono la riforma Previdenza vecchiaia 2020. In più, l’aumento dei costi del lavoro che implica sono minori rispetto al piano «B», di cui parlano coloro che si oppongono alla riforma.

In fin dei conti, anche le donne possono sostenere questa riforma, ha indicato la presidente dei Verdi Regula Rytz: «Abbiamo evitato un peggioramento per quanto riguarda le donne che dispongono di un piccolo reddito e abbiamo compensato finanziariamente l’aumento dell’età di pensionamento. Perciò le donne che fanno i loro calcoli dicono SÌ alla riforma, concentrando le proprie forze per combattere le discriminazioni salariali».

In conclusione, il presidente del PBD Martin Landolt ha evidenziato come la riforma, oltre a offrire delle garanzie, renda il sistema più adatto alle attuali esigenze: «L’età di pensionamento sarà flessibile e gli odierni modelli di lavoro, come il lavoro a tempo parziale, saranno assicurati meglio. La riforma rinforza anche la solidarietà tra le generazioni poiché garantisce il futuro dell’assicurazione sociale.»

 

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