Un doppio sì per il futuro delle lavoratrici
Gli anni passano e le cose cambiano: come sappiamo, presto i baby-boomers, i quali hanno permesso a loro tempo un rilancio dell’economia dopo la seconda guerra mondiale, andranno in pensione e questo metterà a dura prova il nostro sistema pensionistico. La problematica è stata discussa largamente alle Camere federali e il prossimo 24 settembre saremo chiamati a esprimerci sulla Legge federale sulla riforma della previdenza per la vecchiaia 2020 e Il finanziamento supplementare dell’AVS mediante l’aumento dell’imposta sul valore aggiunto.
Con questa soluzione, il Consiglio Federale vuole assicurare il finanziamento dell’AVS e mantenere il livello delle rendite. Per superare lo scoglio popolare che ha fermato le riforme degli ultimi 20 anni, la Previdenza 2020 propone da un lato di aumentare le rendite AVS di 70 CHF per tutti i futuri pensionati e dall’altro lato di assicurare una parte maggiore del salario al secondo pilastro (rinforzando quindi gli averi di vecchiaia delle persone con redditi medio-bassi). Inoltre vuole permettere ai disoccupati di oltre 58 anni di rimanere affiliati alla propria Cassa pensione e introdurrà il pensionamento a “tempo parziale” tra 62 e 70 anni.
La riforma verrà finanziata tramite un aumento dell’IVA dello 0,3% dal 2021, dall’abbassamento del tasso di conversione del secondo pilastro dello 0,8% e dall’aumento dell’età di pensionamento per le lavoratrici a 65 anni. Quest’ultimo è un rovescio della medaglia pesante per le donne, quando si considerano le numerose ineguaglianze alle quali esse vengono confrontate ogni giorno. Tuttavia i correttivi della riforma compensano questo aspetto per le donne con redditi medio-bassi, che opteranno per il pensionamento a 64 anni.
Va detto chiaramente che rifiutare la riforma in votazione non servirebbe a favorire le pari opportunità. Se la riforma non dovesse passare, la prima misura di risparmio che la destra potrebbe proporre in Parlamento sarebbe l’innalzamento dell’età di pensionamento delle donne, senza nessuna misura compensativa. Inoltre, visto che una riforma è necessaria, verrebbero rispolverate le numerose proposte bocciate in precedenza, per esempio quella che elimina il carovita per i pensionati attuali, i quali hanno quindi interesse ad accettare la riforma pur non percependo i 70 fr mensili in più, o altre soluzioni che favorirebbero la previdenza individuale e che fanno gola agli assicuratori privati.
Quale madre lavoratrice al 50%, mi spiace che venga richiesto un ulteriore sacrificio alle donne, quando il nostro Paese non brilla certo per parità salariale e considerazione del lavoro femminile. Ma apprezzo il fatto che le lavoratrici a tempo parziale con salari bassi sono le grandi beneficiarie della Previdenza vecchiaia 2020: infatti, una salariata con un reddito di 35’000 Fr riceverà ca. 300 franchi in più di rendita dal primo e secondo pilastro, di cui la metà sarà finanziata dal datore di lavoro. La riforma permette quindi di riconoscere meglio il tempo parziale, una realtà professionale spesso inevitabile per conciliare lavoro e famiglia. La riforma porta inoltre per i prossimi 15 anni una sicurezza finanziaria, che giocherà sicuramente un ruolo importante per tutelare le rendite di più generazioni. Si tratta del primo aumento in termini reali dell’AVS e delle pensioni da oltre 40 anni. La Previdenza vecchiaia 2020 è un aiuto supplementare per i redditi medio-bassi e un buon punto di partenza per le prossime riforme. Dico quindi due volte sì!!
Lorena Gianolli, sindacalista VPOD Ticino