Due sì per migliorare le rendite AVS
Uno degli argomenti utilizzati da chi si oppone alla riforma della Previdenza vecchiaia 2020 consiste nel dire che «i più benestanti e i ricchi non hanno bisogno di un aumento delle rendite AVS di 70 franchi al mese». In realtà le cose non stanno così. I partiti borghesi e la destra non si oppongono ai 70 franchi di aumento della rendita mensile, si oppongono ai contributi che permettono di aumentare, per tutte e tutti, le rendite di 70 franchi. L’AVS è solida anche perché poggia sul principio di solidarietà: ognuno riceve qualcosa e ciascuno contribuisce secondo le sue possibilità. I contributi, in più, vengono pagati sia dalle lavoratrici e lavoratori sia dai datori di lavoro. Quello che i rappresentanti dei partiti borghesi e della destra nascondono è il fatto che i più alti redditi vogliono una previdenza vecchiaia più individuale per cui il principio di solidarietà dell’AVS rappresenta un ostacolo.
Eppure la solidarietà è un gran punto di forza dell’AVS: definisce un tetto per le rendite ma non per i contributi. La rendita massima è di 2.350 franchi e questo per un reddito 84.600 franchi. Significa che oltre questo reddito, i contributi non hanno più nessuna influenza per la propria rendita. Così si possono finanziare le rendite altrui, di molte lavoratrici e molti lavoratori che guadagnano molto meno. Se gli alti e altissimi redditi dicono che non hanno bisogno di un aumento di 70 franchi è perché non vogliono contribuire affinché più persone ricevano 840 franchi all’anno in più, rispettivamente fino a 2.700 franchi per una coppia. Gli altissimi redditi preferiscono il 3°pilastro, un’assicurazione individuale più costosa e meno solidale. Con l’introduzione dell’AVS, 70 anni fa, si cominciò a lottare contro la miseria che colpiva i pensionati dopo una vita di lavoro. È tuttavia da 40 anni che le rendite dell’AVS non sono state aumentate, tranne per gli indici del rincaro. Bisogna continuare a garantire il livello delle rendite, soprattutto per le persone con bassi salari, a chi lavora a tempo parziale, soprattutto le donne.
La risposta è l’AVS e la riforma Previdenza 2020. Bisogna rinforzare il primo pilastro e garantire il suo finanziamento affinché l’AVS continui a rispondere ai bisogni fondamentali in materia di pensionamento della maggior parte della popolazione, non solo di alcuni privilegiati. Per questo è necessario il doppio sì il 24 settembre: sì alla legge sulla previdenza e sì al decreto per il finanziamento supplementare dell’AVS.
Henrik Bang, imprenditore e deputato PS in Gran consiglio