Sì a un sistema pensionistico di qualità

 

 


 

Sono indubbi i vantaggi del progetto Previdenza 2020, riforma su cui andremo a votare il 24 settembre prossimo con due oggetti formalmente separati, ma facenti parte del medesimo pacchetto: aumento delle rendite AVS di 840 franchi all’anno per i singoli e di 2.700 franchi per le coppie, aumento del salario assicurato al secondo pilastro tramite la riduzione della quota non assicurata e finanziamento supplementare dell’AVS con un piccolo aumento dell’IVA. Una riforma che dunque rafforza il primo pilastro, l’AVS, dopo molti anni di immobilismo, che favorisce i lavoratori con salari medio-bassi e quelli che lavorano a tempo parziale, quindi in primis le donne: una riforma da sostenere con due chiari sì.

La riforma, frutto di un compromesso, purtroppo prevede anche l’aumento dell’età di pensionamento delle donne da 64 a 65 anni e la riduzione del tasso di conversione del secondo pilastro. Ma se guardata nel suo insieme è complessivamente un passo avanti nella rivisitazione del nostro sistema pensionistico, che deve man mano adeguarsi ai cambiamenti sociali (invecchiamento della popolazione, rapporto che cambia tra persone attive e pensionati), senza però ridurre le prestazioni.

Tutte le potenziali alternative sono decisamente peggiori. Lo è l’immobilismo, perché una riforma come questa rinviata nel tempo non farebbe che portare acqua al mulino di chi vuole ridurre in maniera significativa le rendite, prima di tutto aumentando l’età pensionabile per tutti a 67 anni. Lo sono pure le «migliori» soluzioni millantate da alcuni, che in realtà o sono poco realistiche o, peggio, tendono a favorire una parte della popolazione a discapito di tutti gli altri.

La campagna dei contrari si sta concentrando sui giovani, cercando di far passare il messaggio secondo cui saranno loro a pagare lo scotto del mantenimento delle prestazioni per i pensionati. Un argomento fallace, perché se non sarà il sistema pensionistico ad occuparsi di chi ha lavorato una vita e ha giustamente lasciato il suo posto di lavoro ad altri, in qualche modo lo dovrà comunque fare la società attraverso altre prestazioni sociali pagate dai contribuenti.

Mantenere buone prestazioni pensionistiche per chi andrà in pensione tra non molto e per chi ci andrà più in là nel tempo è una sfida sociale importante, che merita attenzione e riforme equilibrate ogni 10-15 anni. Previdenza 2020 è riuscita a superare molte difficoltà, cercando di allargare il consenso per quanto possibile, ma ora ha bisogno del doppio sì popolare per divenire realtà (un sì e un no farebbero cadere il pacchetto). È una riforma che non risolve tutti i problemi, ma che permette di gestire nei prossimi anni il sistema pensionistico con tranquillità e che garantisce prestazioni adeguate agli standard svizzeri. Non sprechiamo quest’occasione e votiamo convinti per questo progetto al tempo stesso coraggioso e realistico.

Articolo pubblicato il 30 agosto sul Corriere del Ticino

Manuele Bertoli, Consigliere di Stato

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